TERAMO – Non ho licenziato nessuno, semplicemente non posso assumere a tempo indeterminato un lavoratore che ha rifiutato il suo contratto e la proroga. Così Venanzio Cretarola, amministratore unico di Teramo Lavoro, interviene sul caso, riportato dalla stampa, di una lavoratrice che sostiene di essere stata licenziata dall’amministratore della società in house a causa della maternità. Non è andata così secondo Cretarola che ha voluto dire la sua verità nel corso di una conferenza stampa in cui non solo ha “smontato” le ragioni che avrebbero indotto la donna a trasformare il suo contratto con un altro a tempo indeterminato, ma ha sollevato anche le sue perplessità sull’ordinanza di “reintegro” del Giudice del Lavoro: “Un precedente pericoloso per trasformare i contratti a tempo indeterminato senza passare per procedure di evidenza pubblica”. Ecco secondo Cretarola come è andata: “Come tutti gli altri lavoratori, dopo la prima scadenza, quella del 31 dicembre 2010, il contratto della donna in questione è stato prorogato per ulteriori sei mesi. Ai primi di febbraio la lavoratrice ha comunicato (senza preavviso) alla società l’inizio dell’assenza per maternità e contestualmente ha avviato formale vertenza di lavoro, contestando la legittimità del contratto prorogato, e chiedendone la trasformazione a tempo indeterminato, senza alcun fondato motivo. La richiesta – spiega Cretarola – era destituita di ogni fondamento in quanto nelle società pubbliche le assunzioni a tempo indeterminato richiedono una procedura ad evidenza pubblica diversa da quella utilizzata per le assunzioni a termine. Dunque la prosecuzione del suo contratto a termine (al pari di tutti gli altri dipendenti che hanno accettato) era formalmente impossibile da attuare poiché lei stessa si è rifiutata di accettare la prosecuzione”. Per Cretarola dunque, che ha evidenziato inoltre che le modalità contrattuali derivano da accordi sindacali sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil, ritiene che dietro il caso mediatico e la vertenza, ci sia stato un tentativo di ottenere, a carico di risorse finanziarie pubbliche, un trattamento privilegiato non consentito dalle norme e che sarebbe stato discriminante soprattutto nei confronti di tutti i suoi colleghi. Dunque “nessuna discriminazione per maternità” per l’amministratore unico che però contesta anche il provvedimento di reintegro sul posto di lavoro emanato dal giudice che è ricorso a una procedura d’urgenza per ovviare alle lentezze della tutela ordinaria. “La legge non consente alle società partecipate dagli enti locali di procedere alle assunzioni senza evidenza pubblica come qualsiasi società privata. Pertanto il provvedimento del giudice – conclude Cretarola – reca l’adempimento diun obbligo contrario alla legge”. In ogni caso, per Cretarola, si tratterebbe comunque di un’assunzione “illusoria” poiché collegata al contratto di servizio con la provaci che scade a dicembre 2012.
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